L'erosione della classe media … e le sue conseguenze

Di Tarek Heggy


Credevo, mi sono in seguito reso conto erroneamente, che la mia lettura dei motivi soggiacenti alla diffusione delle idee fondamentaliste islamiche fosse ormai se non definitiva quasi. Ritenevo che la situazione potesse essere riassunta come segue:

•  Le interpretazioni dell'islam per milleduecento anni a partire dalla sua nascita erano state caratterizzate dall'esistenza di quella che, considerati gli standard medievali, poteva essere definita una tendenza sunnita moderata, talvolta persino estremamente moderata. Parallele a questa tendenza moderata esistevano diverse scuole, tendenze e interpretazioni che spaziavano da una moderazione relativa a un radicalismo estremo, sia in seno alle principali scuole sunnite (rappresentate da Ibn Taymiyya e Ibn Qayyim al-Gawziyya appartenenti alla corrente hanbalita) sia in seno a sette radicali quali i kharigiti, i Carmati e altre ancora. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, erano le interpretazioni moderate dell'islam che hanno segnato la via nelle società islamiche.

•  Sebbene l'interpretazione moderata dell'islam abbia prevalso per dodici secoli, nell'undicesimo e dodicesimo secolo dell'era cristiana questa tendenza, che poneva l'enfasi sulla ragione, ricevette un colpo mortale quando la classe al potere, unitamente alle orde di religiosi e alla classe colta, si avvicinarono alla scuola del naql , che invitava ad attenersi strettamente alle regole dell'ortodossia e della tradizione. L'influsso di questa scuola fu tale che il suo principale esponente, Abu Hamid al-Ghazali, venne chiamato hujjat al-islam (ovvero “la fonte autorevole dell'islam”). Al contempo vennero messe al rogo le opere del grande filosofo Averroè, grande fautore della ragione. Mentre al-Ghazali sosteneva che solo l'intuizione, non la ragione, era in grado di afferrare la Verità così come ordinava Dio, Averroè, studioso, interprete ed espositore di Aristotele, era convinto proprio del contrario, e affermava il primato della ragione al pari di Aristotele secoli prima. Il colpo inferto all'islam moderato in questo periodo ha preparato il terreno per quella che in futuro sarebbe diventata la diffusione pericolosa delle idee scaturite dagli insegnamenti di Ahmad ibn Hanbal, Ibn taymiyya e Ibn Qayyim al-Gawziyya.

•  A metà del diciottesimo secolo dell'era cristiana, una corrente sino a quel momento marginale ricevette enorme impulso con la creazione di uno stato il cui sistema di governo e la cui giustizia si basavano su un'interpretazione estremamente rigida dell'islam. Questo sistema era nato dall'alleanza siglata nel 1744 tra il sovrano di Dir'iyya, Muhammad ibn Sa'ud, e il suo giudice, Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhab, dal cui nome deriva il termine wahhabismo.

•  Negli ultimi due secoli l'islam moderato, che sino a quel momento aveva svolto un ruolo decisivo nello sviluppo della mente islamica, è stato spodestato dalla scuola di pensiero radicale con due modalità: la prima fu l'insediamento di un sistema politico che derivava la propria legittimità da una rigida interpretazione dell'islam; la seconda fu la ricchezza senza precedenti creata da un massiccio afflusso di petrodollari nei forzieri degli estremisti religiosi che non concedono alcuno spazio alla ragione o al pensiero indipendente quando si tratta di interpretare i testi sacri. Contemporaneamente a questo sviluppo, le società che tradizionalmente professavano un islam moderato si trovavano in una condizione di estrema retrocessione su tutti i livelli – politico, economico, cultural ed educativo.

•  Tutto ciò fornisce una panoramica dei cambiamenti del modo con cui i musulmani hanno inteso la loro religione per oltre quattordici secoli e di come nei due ultimi secoli avviano preso piede le interpretazioni rigide e dottrinali come risultato di una combinazione di fattori strategici, politici, economici, etici, culturali, educativi e sociali che si sono andati a sommare all'impatto crescente di una ricchezza inaspettata che non aveva precedenti nella storia.

 

Se collochiamo gli eventi che hanno avuto luogo in Egitto dopo il 23 luglio 1952 in questo contesto l'immagine diventa ancora più drammatica. Credo che l'essenza del sogno politico soggiacente al progetto del 23 luglio sia stata l'espansione della classe media egiziana. Si tratta di una nobile aspirazione, ma come si converrà, non si può dire la stessa cosa riguardo alle misure pratiche prese per tradurre il sogno in realtà. Non c'è dubbio che il regime che giunse al potere in quella data abbia ereditato una classe media egiziana (nelle sue componenti media-bassa, media-media e media-alta) che era vibrante e consistente. Tuttavia costituiva uno strato relativamente sottile sotto il quale la stragrande maggioranza viveva in condizioni molto lontane dal corso della storia. Il grande sogno era quello di espandere la classe media egiziana sia in senso verticale che orizzontale, di aumentarne dimensioni, numeri e livelli. Il sogno si è poi realizzato? La risposta è sì e no. Dal punto di vista quantitativo si è assistito a un'enorme crescita della classe media in tutti i suoi strati. Tuttavia, il tutto è stato raggiunto a scapito della qualità con il deterioramento, per non dire del tracollo, che si è avuto a tutti i livelli, forse ben esemplificato dalla differenza che si ha oggi tra lo standard dell'Università del Cairo e il suo status di istituzione accademica che ha compiuto sessant'anni.

Contro questo stato di arretramento – ovvero gli estremisti che assumono le redini delle questioni islamiche a scapito dei moderati e il rapido declino degli standard educativi e della cultura della classe media egiziana (standard che erano tra i più alti al mondo tra il 1900 e il 1950) – ci troviamo a vivere una nuova realtà priva di una grande classe media che sia in grado di difendere l'islam moderato che ha regnato sovrano in Egitto per quasi 1300 anni.

Uno degli effetti negativi del declino dello standard della classe media è stata la perdita della capacità di servire come modello da seguire, in campo politico, sociale e culturale. La classe media-alta nell'Egitto pre-1952, al pari di altre società, svolgeva due funzioni: da un lato ammirava le classi superiori, compreso il grande contingente straniero che viveva all'epoca in Egitto e cercava di imitarle; dall'altro era a sua volta un modello che le classi inferiori ammiravano e cercavano di imitare.

Si può affermare che l'arte in tutte le sue forme, in modo particolare il cinema e le canzoni, erano uno specchio che rifletteva queste due funzioni. In quanto interessato alle analisi del linguaggio filologiche e psicologiche, ritengo che l'arabo colloquiale in uso oggi in Egitto dimostri lo stato di declino. Sessant'anni fa, la lingua rifletteva l'aspirazione di ogni classe verso l'alto. Oggi questo processo si è capovolto e la lingua degli strati più bassi si sta diffondendo verso quelli più elevati.

Credo che se il regime post 1952 fosse riuscito a realizzare il proprio sogno di estendere la classe media egiziana mantenendo la stessa alta qualità di conoscenze, educazione e culture che possedeva in passato, la scuola dell'estremismo islamico non avrebbe guadagnato tanto terreno. Il suo principale successo è stato quello di conquistare la cultura e la forma mentis egiziane, un successo che le scuole dell'estremismo islamico considerano importante al pari del loro successo a diffondere il loro messaggio al mondo intero.

Ogni religione ha la sua dose di zeloti che predicano idee contrarie al corso del progresso. La storia dell'ebraismo e del cristianesimo è piena di esempi del genere. Ancora oggi esistono proseliti di entrambe le fedi che professano idee estremiste. Tuttavia i loro seguaci sono di numero decisamente inferiore e non rappresentano un serio problema per l'umanità. Nelle società islamiche invece coloro che predicano una versione estremista dell'islam riescono ad attrarre molti seguaci, mentre la loro controparte moderata raggiunge solo un numero limitato di credenti.

Ho sempre attribuito il successo degli estremisti nelle società islamiche a fattori politici, economici e sociali. Tuttavia di recente sono giunto alla conclusione che questa spiegazione è del tutto inadeguata. Forse l'esempio migliore di quel che intendo dire è il Kuwait contemporaneo, una società la cui estrema ricchezza non ha impedito l'ascesa di una corrente islamista rigida e conservatrice, isolata dal corso dell'umanità e della civiltà. Quindi il fenomeno che vede le masse attratte dal messaggio estremista è più complesso e non può essere spiegato solo in termini di povertà, rabbia e frustrazione. La vera spiegazione è l'assenza di una classe media moderna e proiettata verso il futuro con una formazione all'avanguardia che possa quindi difendere i valori del progresso e della modernità. L'esistenza di una siffatta classe è il nucleo essenziale che può agire contro la diffusione delle idee estremiste che non mancano dei mezzi per diffondersi in tutte le città e i continenti, non solo nelle nostre società, ma in Europa, America e nel mondo intero.

(Traduzione di Valentina Colombo ©)